sneakers lidl

Arte. Moda. Marketing. Possono delle sneakers (di discutibile gusto) racchiudere tutto questo? Ebbene sì! 

Ho atteso un pò prima di dire la mia sul Fenomeno Lidl, strana tendenza per una figlia di un mondo in cui il digitale ha dato subito parola pubblica a tutti. Di fatto, il giudizio superficiale del sono bruttissime o la gente è impazzita, mi è decisamente andato stretto, poiché alquanto limitativo. 

Tutta questione di strategie di marketing

Nel bene o nel male purché se ne parli” citando il pensiero di un giovane Oscar Wilde alle prese con una società troppo bigotta per il suo genio intellettuale.

Un modus operandi entrato a far parte da tempo, spesso e volentieri, tra le migliori strategie di marketing. Basti pensare a molte delle campagne pubblicitarie del fotografo Oliviero Toscani per Benetton. Altro esempio, recente e lampante, la scelta di Gucci della modella armena, il cui dibattito si è aperto anche tra chi non sarebbe capace di distinguere un capo Gucci da un Versace. Eppure, quella scelta discutibile per molti, ha semplicemente alimentato la popolarità (come se ne avesse bisogno, penseranno alcuni) del brand.

Continuando il discorso in termini di marketing, la genialità sta nell’aver reso e trattato un prodotto da discount, al pari di un luxury. Una provocazione intellettuale decisamente geniale e, per certi aspetti, neppure del tutto nuova. Basterebbe infatti un minimo di documentazione per rendersi conto che si sfonda una porta già aperta dalla moda stessa: in occasione della sfilata uomo primavera-estate 2017, Balenciaga presenta una borsa uguale per capienza, dimensione, manici e colore alla shopper Ikea. Differenza? Il prezzo ed i materiali: 99 cent per il modello low-cost in plastica contro i 1.700 euro per la creazione del brand spagnolo in pelle d’agnello lavorata a mano. Non una banale coincidenza, ma un vero e proprio elogio del designer Demna Gvasalia, finalizzato all’elevazione a lusso delle icone Pop più comuni. 

Da prodotto di massa a oggetto da collezione: un rewind alla Pop Art!

Ma tornando a noi. La Lidl Fan Collection, composta non solo dalle sneakers ma anche da T-shirt, ciabatte e calzini che riprendono il logo del discount esce a tiratura limitata. Altra vincente strategia di marketing, poiché ha amplificato il fenomeno della corsa al prodotto ed ancor più, una volta accaparrato, anche la possibilità del “reselling online”, con cui si sono raggiunte cifre di rivendita al pari di qualunque altro oggetto da collezione. Dimostrazione di come un prodotto di massa, possa trasformarsi ad oggetto di valore. Un concetto alquanto noto e che segna decisamente un periodo artistico di grande successo: la Pop Art e l’idea geniale di un giovane Andy Warhol che ha rappresentato, con la sua arte, la società di consumi del suo tempo, portando gli scaffali dei supermercati dentro i musei d’arte. 

O, al pari, un Marcel Duchamp, il quale con i suoi ready-made sconvolge l’arte tradizionale, aprendo le porte al mondo dell’arte concettuale, per mezzo della quale la decontestualizzazione di oggetti comuni permette l’abbandono del loro uso pratico per acquisire nuovi significati e divenire opere d’arte. 

Tendenze low-cost: essere alla moda con un must have da 12,99 euro

Una linea di moda firmata da un colosso dei supermercati, il quale è stato capace di rendere un prodotto low-cost e alla portata di tutti un vero e proprio cult! Complice di ciò il supporto dei tanto spesso criticati Influencer (ne è un esempio Fedez) e i Tiktokers, i quali già nei mesi precedenti hanno indossato e mostrato sui social i prodotti a marchio Lidl, rendendoli un must have di stagione tanto desiderato e ambito.

Una mossa strategica efficace? Considerando che da giorni in Italia non si parla d’altro direi proprio di si. Ma non mi limiterei a questo. Il messaggio che colpisce anche il mondo del fashion è chiaro e (a mio avviso) positivo e vincente: perfino un capo alla mercé di tutti, può essere oggetto di stile. Insomma, si può essere alla moda e fare tendenza anche con una spesa di 12,99 euro

De gustibus non disputandum est

Non mancheranno i soggetti per i quali questi prodotti (nonostante l’excursus precedente espresso) rimarranno bruttissimi, ma in quel caso si tratterà semplicemente di gusto personale. Che poi, se queste sneakers non piacciono a nessuno, come si sono svuotati i discount? “C’è a chi piacciono e chi mente” mi verrebbe ironicamente da dire.  La verità è che da sempre la moda, quella dei grandi brand, dei marchi prestigiosi e degli stilisti affermati ha anch’essa periodicamente sfornato oggetti e capi di discutibile gusto. Dunque, perché scandalizzarsi tanto per un’idea tanto straordinaria? 

Photo Cover: Instagram Martina Pulvirenti. Thanks!